Il paper evidenzia quindi le azioni che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza prevede siano messe in campo per affrontare queste disuguaglianze.
Per quanto riguarda i giovani e le donne, Pignataro descrive una clausola che interessa i progetti che fruiranno delle risorse del PNRR e che impegna ad assumere donne e giovani – attraverso particolari contratti di formazione-lavoro per una quota pari al 30% delle assunzioni – ma anche un nuove procedure per le pubbliche amministrazioni chiamate a “revisionare le carriere verticali in posizioni apicali per genere e generazione”. Tra le numerose misure previste – presenti soprattutto nella Missione 4 (Istruzione e ricerca) e 5 (inclusione e coesione) – Pignataro ricorda poi i sostegni per la nascita di nuove imprese femminili e gli incentivi per favorire il matching tra domanda e offerta di occupazione femminile qualificata attraverso un’apposita piattaforma. Per i giovani invece spiccano le opportunità legate alla transizione ecologica, la riforma del sistema duale, nuove modalità per l’alternanza scuola-lavoro e la prevista riforma dell’IRPEF.
Per quanto riguarda i divari territoriali, Pignataro oltre a richiamare diverse misure specifiche previste dal Piano approfondisce il tema delle Zone Economiche Speciali (ZES) che dovrebbero permettere di accelerare lo sviluppo delle zone meno sviluppate (soprattutto nel Mezzogiorno) e affrontare le disuguaglianze ivi presenti, a patto di immaginare nuovi sistemi di governance che favoriscano una maggiore partecipazione dei cittadini e della società civile nel suo insieme.
In tema di istruzione, il paper indica le varie strade tracciate dal PNRR per rilanciare sia il modello educativo (riforma degli istituti tecnici, investimenti sulle materie STEM, finanziamenti per dottorati legati a green e innovazione, modernizzazione digitale delle scuole) che quello infrastrutturale (costruzione nidi, ristrutturazione di palestre e mense, realizzazione di nuovi alloggi universitari). Sul fronte della salute, invece, particolare attenzione è posta allo sviluppo dei nuovi presidi di medicina di comunità, come le case e ospedali di gli comunità di cui aveva parlato ampiamente anche Giuseppe Guerini nel secondo paper della serie SIA, e allo sviluppo di nuovi servizi domiciliari per affrontare i bisogni legati all’invecchiamento.
Merita infine una nota il tema delle riforme. Pignataro sottolinea un punto – già inquadrato nei precedenti paper di SIA – che è utile ricordare: le misure del PNRR sono vincolate alla realizzazione di più ampi processi riformatori che riguardano, ad esempio, il mondo del lavoro, la giustizia e la fiscalità. Senza il raggiungimento di questi requisiti entro i tempi stabiliti (dettati da target e milestone concordati con la Commissione UE) la messa a terra delle numerose iniziative previste rischia di venir meno.
La necessità di una visione strategica e rischi del futuro
Come già fatto con gli autori dei precedenti paper, abbiamo chiesto a Pignataro una riflessione sul PNRR alla luce dei primi mesi di attuazione e a pochi giorni dalle elezioni politiche. Ovviamente chiedendogli un’attenzione particolare al tema delle disuguaglianze.
Il docente, riprendendo le conclusione del paper, ha sottolineato come sarebbe prezioso che le riforme, le strategie e gli interventi previsti del PNRR siano il più possibile orientati in base a una visione strategica che permetta di immaginare “soluzioni integrate ed innovative di politica pubblica che solo un attento uso delle risorse potrebbe offrire” ma anche di coinvolgere attivamente le comunità e la società civile nei processi necessari alla realizzazione del Piano nel suo complesso.
“I tempi particolarmente stretti per la richiesta dei finanziamenti e la mancanza di bandi competitivi” spiega ancora “potrebbero creare ulteriore precarizzazione delle iniziative”. Pignataro ricorda in questo senso come nei primi mesi di implementazione del PNRR molti bandi siano andati “deserti” proprio per la mancanza di coinvolgimento degli enti territoriali – oltre a un non trascurabile problema di competenze di cui abbiamo già avuto modo di parlare – dettata forse da una scarsa condivisione degli obiettivi “alti” che il Piano dovrebbe permettere di raggiungere. In particolare “il 40% delle risorse previste è destinato al Meridione ma purtroppo si registra una scarsa partecipazione ai bandi da parte degli enti regionali e locali proprio del Sud a causa di una atavica lentezza burocratica e una carenza di capacità progettuale. È necessario sviluppare nuove sinergie e abilità cooperative tra le parti in tempi rapidi. Il rischio, in alternativa, è che il PNRR si trasformi in una ulteriore e paradossale fonte di disparità tra il Nord e il Sud del nostro Paese”.
E sui possibili ritardi che potrebbero compromettere l’erogazione delle risorse qualora non venissero rispettate le scadenze fissate (nel 2022 dovremmo raggiungere 100 dei 527 target previsti entro il 2026, ma a giugno ne erano stati completati solo 38). Il docente ci ha spiegato che “è evidente come la sfida del PNRR sia molto articolata poiché richiede tempi certi ed enorme capacità di organizzazione. Difficile pensare di poter rispettare tutte le scadenze previste nel corso delle prossime settimane con un cambio di governo”. Eppure, “l’importanza che la coesione sociale e la lotta alle disuguaglianze rivestono nel PNRR è un’occasione unica per poter riequilibrare le sorti del nostro Paese. Non va sprecata”.
Fonte: Secondo Welfare
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